Indáqua acquistata da un fondo d’investimento

Traduzione in italiano di un comunicato stampa di STAL (Sindicato Nacional dos Trabalhadores da Administração Local e Regional, Empresas Públicas, Concessionárias e Afins).

Lisbona, 1° febbraio 2019

STAL denuncia la mercificazione dell’acqua pubblica

Nel 2016, il gruppo portoghese Mota-Engil, azionista maggioritario di Indáqua – l’altro azionista era il gruppo tedesco Talanx – ha venduto il suo pacchetto azionario al gruppo israeliano Miya per 60 milioni di euro.

Due anni dopo, Indáqua, che in Portogallo è uno dei maggiori concessionari privati di servizi di approvvigionamento idrico e di depurazione, è diventata oggetto di una nuova transazione finanziaria: questa volta è stata acquistata dal Fondo Internazionale d’Investimenti Bridgepoint per una cifra rimasta segreta.

Ciò dimostra ancora una volta quello che STAL ha sempre denunciato, e conferma che la finanziarizzazione e l’ingresso crescente dei capitali stranieri nel settore idrico, conseguenza intrinseca e indissociabile della privatizzazione, è solo una questione di tempo, come del resto in tutti i settori aperti al capitale privato. Del resto, le stesse imprese private e le società anonime sono beni commerciali, negoziabili tra gruppi finanziari internazionali, e il capitale straniero è sempre stato il maggiore beneficiario delle privatizzazioni del patrimonio pubblico nazionale. Va notato inoltre che attualmente, oltre a Indáqua, anche AGS, che in precedenza apparteneva a Somague, impresa di costruzioni portoghese, è ora di proprietà di due conglomerate giapponesi: Marubeni e INJC. Aquapor è rimasta la sola impresa a capitale pubblico nel settore idrico.

E così i gruppi economici spagnoli tramite Aqualia, e i cinesi di Be Water, hanno rilevato le concessioni di Veolia (ex Générale des Eaux) e detengono ormai circa il 30% di un settore assolutamente strategico come quello idrico.

Per il capitale finanziario privato si tratta di un investimento molto interessante. Dopotutto, si investe sull’acqua: un bene la cui domanda e redditivitá sono garantite. In fondo, ovunque vi siano esseri umani, vi sono sempre potenziali clienti. E dove c’è penuria, reale o potenziale, c’è un’enorme occasione di guadagno, perché più il bene è raro più alto è il suo valore economico. Quale altro affare è migliore per gli investitori della vita umana quotata in borsa?

Non è una bella notizia per le municipalità aggiudicatrici, che non possono fare più di tanto contro queste transazioni finanziarie e difendere il pubblico interesse, ma soprattutto la popolazione e i lavoratori. Ciò significa che l’acqua e il servizio pubblico continueranno ad essere gestiti come delle merci soggette alla speculazione e alla massimizzazione dei profitti.

STAL non cesserà di denunciare e combattere il commercio dell’acqua e a lottare perché essa rimanga o ritorni pubblica, per una gestione pubblica di qualità e democratica: condizione indispensabile per garantire il diritto all’acqua a tutti e a ciascuno.

La Direzione nazionale di STAL