Commenti sul ICE right2water inviato al Mediatore europeo

Signor Mediatore Europeo

Rispondiamo al Suo invito a sottoporle i nostri commenti sul funzionamento dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE). Come militanti per una gestione dell’acqua pubblica, progressista e durevole, abbiamo sostenuto con forza e con tutti i mezzi disponibili l’ICE per il diritto umano all’acqua, che è stata presentata alla Commissione Euopea lo scorso gennaio. Ora che la Commissione ha risposto, abbiamo una buona visione complessiva dell’intera procedura. Noi chiedevamo che:

  1. le istituzioni europee e gli stati membri fossero obbligati ad assicurare che tutti gli abitanti godano degli stressi diritti all’acqua e ai servizi igienico sanitari,
  2. l’erogazione e la gestione delle risorse idriche non siano assoggettate alle regole del mercato e che i servizi idrici siano esclusi dalla liberalizzazione.
  3. che l’UE aumenti gli sforzi per realizzare l’accesso universale all’acqua e ai servizi igienico sanitari.

Nel complesso, siamo molto delusi da questa esperienza. Innanzitutto per gli aspetti tecnici della raccolta firme. L’utilizzo di un pessimo programma informatico, esigenze di sicurezza irragionevoli e altro, hanno reso ciascuna ICE molto costosa dal punto di vita finanziario, ponendola fuori portata per la maggior parte dei gruppi di base[1]. L’ICE right2water ad esempio non sarebbe stata probabilmente realizzata senza il sostegno della Federazione Europea di Sindacati dei Servizi Pubblici (EPSU).

Ma quello che non riusciamo a capire è  che cosa abbia indotto la Commissione a affermare di aver risposto positivamente all’ICE[2] quando ha fatto quasi del tutto il contrario. Le nostre prime due richieste erano molto specifiche: riconoscere legalmente il diritto umano all’acqua e proteggere i servizi pubblici dell’acqua dalle pressioni per la liberalizzazione. La seconda richiesta poi è strategica perché la Commissione aveva già tentato più e più volte di aprire alla privatizzazione i servizi pubblici locali essenziali: gli ultimi due esempi sono le scandalose pretese di privatizzare l’acqua in Grecia e in Portogallo come condizione per l’erogazione di “aiuti” contro la crisi. La decisione di escludere l’acqua dalla direttiva sulle concessioni è stata infatti presa  contro la volontà della Commissione e in seguito alla nostra mobilitazione.  La minaccia di privatizzazione è quindi molto reale e l’argomento della Commissione che si tratta di una competenza dei singoli Stati membri ha del ridicolo. Se la Commissione continua a cercare di privatizzare i servizi idrici, perché non può cercare di fare il contrario almeno una volta?

La Commissione Europea non è nemmeno riuscita a proporre una nuova legislazione o ad avviare un confronto con gli Stati Membri sul primo punto, peraltro non controverso. E ora altro non fa che elencare attività già programmate pretendendo di far credere che una consultazione pubblica sulla Direttiva sull’Acqua Potabile sia una risposta seria[3].

È una vera e propria manipolazione dell’opinione pubblica. Se la Commissione Europea non vuole dare soddisfazione alle nostre richieste, dovrebbe semplicemente dirlo e motivarlo, invece di affermare una cosa e farne un’altra. Noi abbiamo investito grandi risorse, di tempo, di lavoro e di buona volontà, impegnandoci quasi tutti/e su basi volontarie. Se la Commissione non ascolta 1,8 milioni di cittadini su questioni così fondamentali, che cosa possiamo aspettarci da una “consultazione pubblica”?  La Commissione non ha altro da rispondere che giocare sugli equivoci?

Sarà gradito ogni suo intervento affinché le nostre preoccupazioni siano prese in considerazione.

Distinti saluti

I cittadini e i gruppi impegnati nel Movimento Europeo per l’Acqua

[1] Si veda per esempio: http://techtothepeople.com/news/as_an_afterthought

[2] http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-277_it.htm

[3] Vedere la nostra riposta nel merito: http://europeanwater.org/it/notizie/comunicato-stampa/401-la-commissione-europea-perde-l-occasione-di-fare-dei-passi-in-avanti-per-il-riconoscimento-del-diritto-umano-all-acqua